In epoca bizantina era il luogo dove si svolgeva la cerimonia di elezione del Doge. Oggi la chiesa-monumento è un museo di arte sacra
Di Annamaria Parlato, foto di Vito Fusco
Atrani nasce e si raccoglie attorno ad una spiaggia protetta, dove di sera le lampare in partenza per la pesca, come stelle costellano il mare in una miriade di puntini luminosi. Il paesino più piccolo d’Italia per superficie offre allo spettatore un panorama mozzafiato, stretto tra le alte pareti rocciose dei Monti Civita ad est, Aureo ad ovest ed il mare, si sviluppa allo sbocco della valle del fiume Dragone, chiamato così per via della leggenda che narrava di un feroce drago sputafuoco, nascosto nelle sue acque.
Le origini medievali
Nel Medioevo ad Atrani vi fu una fervida vita religiosa, si contavano in totale circa trecento chiese e cappelle private, sul Monte Aureo vi furono ben sei cenobi. Addirittura vi era il Castello di Supramonte, in località Civita, distrutto dagli attacchi dei pisani negli anni 1135-1137. All’interno di questo territorio comprendente il Ducato di Amalfi, Atrani era gemellata con quest’ultima e sede dell’aristocrazia. Infatti solo gli Amalfitani o gli Atranesi potevano investire o deporre i Duchi, il cui simbolo era un particolare copricapo, il “Birecto” che veniva imposto come simbolo di elezione all’interno della Chiesa del San Salvatore proprio ad Atrani. Nella mondana piazzetta-salottino Umberto I si affaccia il San Salvatore, un monumento religioso di antichissima costruzione che appare a prima vista in stile neoclassico, ma che è in realtà antecedente a quel periodo in quanto sono ben visibili le raffinatissime arcate trilobate, poggianti su sottili colonne binate in marmo. Una scalinata rettilinea, addossata ad una casa, collega la piazza al suo sagrato. Fu fondata nel 940 d.C. e nel 1087 Pantaleone Viaretta fece fondere a Costantinopoli la porta in bronzo ed agemine in argento che ricorda nella manifattura quella del Duomo di Amalfi.
Le scoperte dei restauri
All’interno della chiesa-monumento, come in una sorta di Cappella Platina, si svolgevano le cerimonie di elezione e di insediamento dei Duchi, che dovevano indossare il berretto dogale, detto birecto in dialetto locale, anche se non vi sono fonti documentarie a tal riguardo. Inoltre biru in semitico, da cui forse deriverebbe birecto, significava piccolo specchio d’acqua, in quanto il monumento fu edificato molto probabilmente, proprio sulle sponde del fiume Dragone, che attraversa il piccolo paese di Atrani. Dai restauri infatti emergono fenomeni di erosione nelle antiche murature ed inoltre le chiese in Costiera Amalfitana, spesso erette da famiglie patrizie locali, erano collegate attraverso dei cavalcavia posti sui fiumi, ai palazzi gentilizi dotati all’interno di un piccolo chiostro. La facciata si suddivide in due registri sovrapposti: quello superiore neoclassico con due coppie di lesene con capitelli ionici che incorniciano un orologio, sormontate da un campanile a vela, in cui sono ravvisabili volute e timpano; quello inferiore che comprende due grandi archi disuguali in ampiezza e aggettanti sulla parete, inglobanti uno l’ingresso e l’altro un finestrone, successivamente ostruito dalla superfetazione di un piccolo ambiente di servizio alla sagrestia. L’ingresso principale mostra il portale realizzato nel XVIII secolo, formato da elementi marmorei di diverse epoche: due pilastrini di iconostasi del XII secolo, reggono capitelli quattrocenteschi, che a loro volta portano un timpano curvo spezzato, coevo alla realizzazione dell’opera. Il timpano contiene l’epigrafe marmorea del 1772, che ricorda l’antico ruolo della chiesa.