Amalfi e Venezia
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Amalfi e Venezia
Le invasioni germaniche nella penisola italica furono la causa determinante che modificò la configurazione degli insediamenti di origine classica, non solo ma che ne generò altri. Due di questi forse non sarebbero mai nati se la situazione fosse rimasta la stessa dell’età imperiale romana: Amalfi e Venezia.
Le due città marinare sorsero nella seconda parte del VI secolo a seguito dell’occupazione gota, della guerra greco-gotica e della discesa longobarda. Nel V secolo l’occupazione gota di Ravenna, la capitale del decadente impero romano d’Occidente, favorì la concentrazione di profughi romanici sugli isolotti della laguna, sui quali, di lì a poco, cominciò a consolidarsi una città unica al mondo: Venezia. Intanto i profughi della guerra greco-gotica, che ebbe il suo epilogo alle falde del Vesuvio e dei Monti Lattari, rinforzati dalle truppe bizantine inviate per sostenere l’appena nato ducato di Napoli, minacciato dai longobardi di Benevento, fondavano Amalfi e gradualmente gli altri insediamenti della Costa.
In un primo momento sia il territorio di Amalfi che quello di Venezia furono amministrati da tribuni, dipendenti rispettivamente dal duca di Napoli e dall’esarca di Ravenna. La magistratura rimaneva, ancora nel X secolo, associata al titolo di doge per quanto riguarda la repubblica marciana. Dall’VIII secolo Amalfi fu governata da un comes annuale, dapprima dipendente dal duca napoletano e poi, dal I settembre 839, assolutamente autonomo. Sia Amalfi che Venezia furono in seguito amministrate da duces (duchi): quello di Venezia, denominato doge (dux latino che diventa doxe e poi doce nell’ idioma veneziano), esisteva sin dall’840, era eletto a vita e reggeva una repubblica oligarchica; quello di Amalfi era il rappresentante di una sorta di signoria dinastica, una monarchia ducale. L’oligarchia veneziana era formata dal senato, mentre il doge si serviva di un folto gruppo di consoli per governare. Il ducato amalfitano aveva il conventus plenarius come organo di consiglio del duca.
Amalfitani e veneziani si incontrarono dapprima in Egitto, dove nel IX secolo trasportavano legna; in particolare i secondi vendevano agli arabi pure armi e schiavi catturati lungo le coste della Dalmazia. Da Alessandria essi trasportarono, mediante uno stratagemma, il corpo di S. Marco a Venezia. Il vero luogo di frequentazione tra veneziani e amalfitani fu Bisanzio, la capitale dell’impero d’Oriente, dal quale entrambe le repubbliche marinare dipendevano nominalmente. Sono attestati scambi tra mercanti di entrambe le nazioni sin dagli inizi del X secolo; sicuramente nel 992 esistevano le due colonie virtuali sul Corno d’Oro, tra loro confinanti.
Dalla chiesa dei Ss. Apostoli il cardinale amalfitano Pietro Capuano, legato pontificio alla IV Crociata, trasferì ad Amalfi il corpo dell’Apostolo Andrea, insieme a molte reliquie di santi (1206). Dalla corte costantinopolitana entrambi veneziani e amalfitani, come conferma il vescovo di Cremona Liutprando (968), trasportavano a Pavia, capitale del regno d’Italia, stoffe pregiate prerogativa degli aristocratici bizantini: era, quindi, una prima forma di “contrabbando”. La città di Durazzo, scrive Anna Comneno, la figlia dell’imperatore di Bisanzio Alessio I, era abitata sostanzialmente da veneziani e amalfitani; questi ultimi possedevano una chiesa dedicata a S. Andrea presso il porto.
Quando nel 1081 il duca normanno Roberto il Guiscardo assediò la città con lo scopo di fissare una base militare per procedere poi lungo la Via Egnatia alla volta di Costantinopoli, la sua conquista gli sarebbe stata favorita da un esponente amalfitano secondo Anna oppure da un veneziano secondo lo scrittore normanno Goffredo Malaterra. Noi propendiamo per l’amalfitano, poiché in quel momento Amalfi aveva Roberto quale duca e le sue navi partecipavano alla cosiddetta “guerra adriatica”, con la quale il signore normanno mirava ad occupare Bisanzio.
Contemporaneamente la flotta veneziana assestava colpi pesanti alle navi di Roberto e lo costringeva a rifugiarsi sull’isola di Corfù, dove trovava la morte per dissenterìa nel 1085. L’episodio bellico determinò un cambio di guardia a Costantinopoli: i veneziani soppiantavano gli amalfitani nel ruolo di privilegiati occidentali a seguito del crisobollo del 1082; la colonia di Amalfi pagava un tributo a quella di Venezia. Nel 1119 i mercanti veneziani noleggiarono una nave amalfitana per il trasporto di merci pregiate da Bisanzio ad Alessandria d’Egitto. Tra XIII e XIV secolo i ravellesi trasportavano grano dalla Puglia a Venezia, dove la repubblica veneta pagava con la propria moneta, i doppii d’argento, che sono stati rinvenuti nella celebre Villa Rufolo e ora sono esposti nel museo della torre.
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