Praiano NaturArte. Percorso 1: Francesco Mangieri alias Mao

Questo percorso si distingue da tutti gli altri per la natura rupestre. In sintonia con la filosofia di fondo di Praiano NaturArte, il progetto ha previsto che le opere non fossero in ceramica bensì in pietra, che meglio si adatta a un percorso di montagna quale quello che porta al convento domenicano di Santa Maria a Castro.
Il progetto ha previsto che le opere in pietra del defunto scultore amalfitano Francesco Mangieri, alias Mao, fossero posizionate “strategicamente” lungo il percorso che dal paese sale lungo la montagna verso il convento allo scopo di sorprendere pellegrini e visitatori senza in alcun modo alterare la natura.

Il tracciato del percorso Naturarte rupestre

Via Croce, via San Giuseppe, Convento di Santa Maria a Castro

Prima di partire per l’itinerario, prenditi un momento per scoprire l’anima di questo percorso NaturArte. Scopri nel video la storia e l’arte di Mao

Le opere

Le opere di Mao emergono dalla roccia con potente espressività, disegnando un mondo arcaico fatto di impressioni antiche e suggestioni persistenti. La pietra, che è materia inerte alla quale il lavoro di Mao ha dato senso plastico tracciando in esse visi, storie e racconti, si sposa in maniera perfetta con il sentiero che si inerpica fino a Santa Maria a Castro, da dove è poi possibile proseguire lungo un ulteriore percorso di trekking che conduce al Sentiero degli Dei.

Gli altri percorsi NaturArte collegati

Il percorso di Mao è preceduto lungo via Croce da:

Praiano NaturArte. Percorso 3: Patrizia Marchi

Lungo il percorso, le altre attrazioni

Chiesa di Santa Maria a Castro dove il silenzio si fa preghiera e lo sguardo abbraccia l’infinito

Alla fine di questo percorso NaturArte si erge la Chiesa di Santa Maria a Castro, affiancata dall’antico Convento di San Domenico, oggi disabitato ma ancora vivo di spirito e bellezza.

Una volta in cima, si viene ricompensati con un panorama che lascia senza fiato: Positano, i Faraglioni di Capri, le isole de Li Galli e tutta la linea del Golfo di Salerno fino a Punta Campanella si svelano come un quadro naturale. È facile capire perché, fin dall’antichità, questo luogo fu considerato sacro. Il nome “Castro” deriva dal latino castra, ovvero “fortificazione”, e si pensa che l’edificio sorga su un antico sito difensivo o votivo. Una presunta ara sacrificale di epoca precristiana inglobata nella prima navata rafforza l’ipotesi di una continuità di culto fin dai tempi più remoti.

La prima menzione documentata risale al 1430, quando fu edificata la navata sinistra. Nel 1599, l’intera struttura venne donata ai padri Domenicani, che costruirono l’annesso convento e trasformarono radicalmente la chiesa: chiusero il portico rivolto a sud per creare una nuova navata con l’altare di San Domenico e adattarono due navate laterali per accogliere sepolture, come dimostrano le nicchie “scolatoi” ancora visibili. L’Ordine ne mantenne la gestione fino alla soppressione napoleonica del XIX secolo, quando l’amministrazione passò alla chiesa di San Gennaro.

L’interno della chiesa, oggi a cinque navate, è un susseguirsi di testimonianze artistiche. Spiccano:

  • un affresco della Madonna col Bambino, inserita in un trono-baldacchino architettonico e circondata da santi e angeli; l’opera, distribuita su due registri, mostra influssi iberici nella parte superiore (con il Cristo pantocratore affiancato da Pietro e Paolo) e marchigiani in quella inferiore;
  • un affresco dello Spirito Santo nell’abside della navata centrale;
  • la Cappella primitiva, accessibile dalla navata sinistra, che conserva tre affreschi di rara intensità: il martirio di San Sebastiano, San Bernardino da Siena e la sepoltura di Gesù.

Il convento, su due livelli, riprende la struttura delle antiche abitazioni amalfitane: al piano terra cisterna e refettorio; al primo piano quattro celle, una cucina e un forno. Da notare il doppio ordine di volte, tecnica costruttiva locale per assicurare coibentazione e solidità. In una delle celle è ancora visibile un affresco frammentario della Crocefissione, testimone discreto della vita contemplativa che qui si è consumata per secoli.

Oggi, Santa Maria a Castro è un luogo di memoria, spiritualità e paesaggio. Un luogo dove ogni passo, ogni ombra, ogni pietra sussurra storie antiche. Non è solo una meta, ma un’esperienza: un pellegrinaggio nell’anima più autentica della Costiera Amalfitana.

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