Nel borgo più piccolo d’Italia dove gli affanni della vita si dissolvono nel sospiro del mare
Di Imma Tralli, foto di Vito Fusco
Percorrendo la statale 163, a soli 800 metri da Amalfi, sorge un posto dove il tempo è un concetto astratto e la storia, come matrona fiera e benevola, si imbelletta dei fasti e dello splendore dei tempi dell’antica Repubblica Amalfitana. Ad Atrani, il borgo più piccolo (0,1206 km quadrati) e tra i più suggestivi d’Italia, ogni scorcio è un viaggio di scoperta tra prospettive spettacolari, o angoli decorati con colonnine e capitelli romani e medievali (risalenti al XII-XIII sec). Ad Atrani gli affanni della vita si dissolvono lasciando il passo al sospiro del mare.
Il prezioso crogiolo del Mediterraneo
Tra X e XI secolo, ad Amalfi si svolgeva la vita religiosa mentre Atrani era il palcoscenico politico, oltre a rappresentare il nucleo residenziale della nobiltà del tempo. Vestigia di questo passato nobiliare sono le case torri, «caratterizzate da piani sovrapposti, ciascuno con un ballatoio ornato da voltine a crociera e colonnine sormontate da capitelli a stampella. Seppur nascoste, sono ancora presenti», ci racconta Lina Sabino, atranese di adozione e storica dell’arte alla Soprintendenza dei Beni Cultuali di Salerno e Avellino fino al maggio 2020, con cui continua a collaborare. Le vicende di questo borgo marinaro dalla fisionomia arabeggiante, incedono parallele a quelle della vicina Amalfi. Pur essendo territorio bizantino, gli amalfitani e gli atranesi erano riusciti ad emanciparsi attraverso un commercio definito triangolare: «erano degli affaristi straordinari, commerciavano beni di lusso dalla Costa d’Amalfi all’Africa, fino ad Istanbul e a Roma», continua Lina Sabino. Questa triangolazione ha dato loro un prestigio eccezionale, facendo di Amalfi, il più grande bazar commerciale del Mediterraneo dalla seconda metà del 900 fino a tutto il 1100, dove convivevano e si intrecciavano saperi, costumi e culture diverse.
La vita di comunità
Tra improvvisi tagli di luce e i colori cangianti degli scorci atranesi, ci troviamo nell’atmosfera incantata della piazza principale, piazza Umberto I. «Atrani è un modo di vivere ed è nella piazza che scorre la vita: ci si incontra per la festa, per l’aperitivo, il gioco. Durante i mesi invernali si scorgono coppie di innamorati assaporare il dolce far niente. E sono felici» riflette Sabino, mentre un raggio di sole le illumina il viso. Nella piazza si incontrano gli atranesi a tutte le ore del giorno per un caffè o per scambiare due chiacchiere. L’intimità della vita atranese si deve al ponte costruito in epoca murattiana, intorno al 1822, che da Vietri sul Mare conduce fino a Positano. «Nel dipinto Vista di Atrani datato 1818 dell’artista austriaco Joseph Rebell vediamo che il ponte non c’è e che la strada costeggia la Collegiata di Santa Maria Maddalena per scendere fino al mare. Il ponte ha consentito ad Atrani una dimensione più rilassata ed intima».