Da maggio ad ottobre, la terza domenica del mese si celebrano le sante messe e il lunedì dopo la Pentecoste avvengono i solenni festeggiamenti
20 maggio 2021, di Annamaria Parlato. Foto di Salvatore Guadagno
Chi sceglie di raggiungere il Santuario dell’Avvocata di Maiori, scoprirà un itinerario che ingloba i panorami mozzafiato del Golfo di Salerno e della Costiera Amalfitana. La ricerca del divino che deriva dall’ascesi purificatoria e catartica sul Monte Falesio, sottolineata anche dagli antropologi, e gli ampi spazi aperti a picco sul mare, spingeranno senza alcuna forzatura il visitatore verso la contemplazione dell’infinito.
Tutto accadde nel lontano novembre del 1485
Il Santuario della Madonna dell’Avvocata nel corso dei secoli ha suscitato negli abitanti della Costiera, e non solo, un profondo senso di devozione. Esso è raggiungibile da Maiori attraverso un sentiero scosceso, che, tuttavia, non ha mai scoraggiato pellegrini ed escursionisti a recarsi sul luogo, tanto è forte il “sensus fidei” verso questo luogo.
Ci si può arrivare, prevedendo alcune soste durante il cammino, utilizzando o una mulattiera che parte dalla Badia di Cava o una lunga scalinata che parte da Maiori. Il sentiero più utilizzato è quello che parte dalla Badia dei Benedettini della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, ma esistono anche altri percorsi, in realtà più ripidi, che si possono appunto imboccare da Maiori, Erchie e Cetara.
Attualmente il Santuario è gestito dai Monaci Benedettini dell’Avvocatella di Cava, di cui Padre Gennaro Lo Schiavo è stato rettore ed esorcista sino al marzo 2021, mentore e guida spirituale di grande impatto per molti pellegrini provenienti da ogni angolo della Campania, che lo hanno seguito assiduamente sino al giorno della sua dipartita avvenuta a causa dell’infezione da Covid-19 e dell’aggravarsi delle condizioni di salute.
Le origini del Santuario risalgono al XV secolo, quando un pastore maiorese, Gabriello Cinnamo, guidato da una colomba, scoprì una grotta assieme al suo garzone di origini salernitane, Dattilo Parìto. In seguito apparve in sogno a Gabriello la Vergine, la quale gli chiese di edificare un altare nella grotta in suo onore. In cambio, ella sarebbe stata la sua “Avvocata”.
Il Santuario dell’Avvocata a Maiori nella letteratura locale
Nell’opera “Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche sulla città di Majori” di Filippo Cerasuoli del 1865 si menziona il Santuario come Eremo dei Camaldolesi. Nel 1686 la gestione del plesso passò in mano al suddetto ordine che ne detenne il controllo sino all’anno 1807, quando in seguito alle leggi napoleoniche di soppressione monastica, l’edificio con annessa chiesa ed eremo subì devastazioni ed incendi, assumendo pian piano le fattezze di rudere.
Invece nel volumetto edito nel 1893 a cura di Alfonso Scannapieco, segretario del Municipio di Maiori, si racconta di quello che avvenne dopo il 1807 e precisamente nel 1866 con Decreto di Vittorio Emanuele II di Savoia vennero soppresse le Corporazioni religiose e l’eremo con tutti i boschi circostanti appartenendo al Capitolo di Amalfi fu incamerato dal Demanio dello Stato che poi fu a sua volta acquistato da Giuseppe Civale nel 1872.
Morto costui nel 1879 successero nei suoi beni vari eredi i quali alla fine assegnarono a Matteo Primicerio la parte di bosco con la grotta ed il Santuario e a Giuseppe Tajani l’altro bosco con i ruderi dell’eremo. Nel 1888 il muratore Antonio Manzi, constatato lo stato di elevata criticità del luogo, lo riscattò.
Con grande determinazione ripulì le mura e restaurò l’altare nella grotta e v’impresse a caratteri romani la seguente iscrizione: “Restaurata nel MDCCCLXXXX”. Il Manzi vi costruì pure in fabbrica una piccola balaustra e rese il luogo assai più decoroso. Pian piano si riattivò la devozione dei maioresi per l’Avvocata che divenne a loro cara e nel 1892 il Sindaco di allora chiese ed ottenne dai proprietari di quei boschi la cessione della grotta e dell’area superiore, per l’uso di pubblico culto.
Infine Giuseppe Primicerio nel testo letterario “La Città di Maiori dalle origini ai tempi nostri” del 1983 descrisse con dovizia di particolari la storia del Santuario, soffermandosi sull’importanza antropologica e culturale del sito per l’intera collettività sia da un punto di vista sociale che religioso.
Tammurriate e una pioggia di petali di rose
Il pellegrinaggio alla Madonna dell’Avvocata avviene come ogni anno il lunedì di Pentecoste: in questa occasione i fedeli di tutta la Campania si radunano per salire fino in cima al santuario al ritmo delle tammorre.
In genere la salita avviene la domenica con una sosta durante la notte o alle prime luci dell’alba del lunedì. A mezzogiorno i canti e i balli si arrestano e al rintocco delle campane viene portata in processione la Madonna. Una densa pioggia di petali di rose viene sparpagliata ovunque e tutti urlano: Evviva Maria, Evviva!.
La festa prosegue poi fino a notte fonda e nell’ottava si ripete il gesto di fede. In una nicchia sopra l’altare maggiore si trova la statua della Madonna realizzata negli anni Quaranta da alcuni artigiani di Ortisei; essa è stata benedetta e incoronata da Papa Giovanni Paolo II a Roma il 3 aprile del 2002.
La tammurriata ha origini antichissime che risalgono al mondo greco e alle danze dei popoli campani, come i sanniti. Al tempo dei greci, la danza era ritenuta un dono degli dei attraverso il quale gli uomini potevano avvicinarsi alla divinità e avere l’illusione dell’immortalità. Per i sanniti, il ballo era un rito propiziatorio legato al ciclo riproduttivo della terra.
Quella dell’Avvocata si differenzia dalle altre tammurriate per alcune caratteristiche. I suonatori sono numerosi e suonano il proprio strumento per molte ore. I danzatori, poi, a coppie, svolgono la danza rituale, cercando di conquistare con diverse movenze lo spazio degli altri danzatori, che possono, aiutati dal suono delle castagnette o nacchere, caldeggiare l’aggressore, oppure affrontarlo. Lo scontro ha il suo acme nel cosiddetto intreccio, cioè un volteggio con gambe che si incrociano tra un duellante e l’altro. Il significato ancestrale è ben preciso: in natura gli opposti si uniscono in un insieme armonico che consente all’uomo di vivere.
Questa danza è un ringraziamento alla Vergine, che funge da garante, cioè da “Avvocata” di questa armonia degli opposti, rendendo agevole la vita agli abitanti dell’impraticabile Costiera.
Un sentiero mozzafiato in Costiera Amalfitana per gli amanti del trekking
Se si esce dal centro abitato di Maiori, attraverso via Lama nel Casale dei Cicerali, basta immettersi su un sentiero di montagna, che diventa sempre più pendente man mano che si procede verso la cima del Monte Falesio a 1024 metri d’altitudine.
Dopo una prima sosta in località Santa Maria, camminando per una quindicina di minuti ci si imbatte in una fonte, chiamata dagli abitanti del luogo “Acqua o’ castagne”, che prende il nome dalla vegetazione presente. Superato un breve tratto ci sono due diramazioni che conducono entrambe al Santuario: una più breve e impervia, l’altra più lunga e comoda. Lungo il percorso si giunge, poi, alla Grotta delle Soppressate che deve il nome alla forma delle stalattiti che pendono al suo interno, simili ai tipici salami locali. Dopodiché si arriva, dunque, al Santuario vero e proprio a 866 metri sul livello del mare, formato da tre corpi distinti: la Grotta dell’Apparizione, la Chiesetta e il Monastero.
I festeggiamenti di settembre e un elicottero speciale messo a disposizione dal Comune di Maiori
A settembre si rinnovano i festeggiamenti mariani e il Sindaco Antonio Capone vive in prima persona questa ricorrenza, organizzando assieme all’amministrazione comunale un particolare elicottero per agevolare lo spostamento delle persone più anziane.
«Il Santuario dell’Avvocata rappresenta per me, come per tanti maioresi, un luogo dell’anima, dove la spiritualità si fonde con la divina bellezza del panorama». Continua il Sindaco Capone con profonda ammirazione: «Sono legato a questo posto speciale da numerosi ricordi, tutti strettamente connessi ad alcune delle nostre più sentite tradizioni, come quella del pellegrinaggio del lunedì seguente alla Pentecoste: una devozione lunga secoli, in cui paganesimo e cristianesimo si intrecciano. O, ancora, la Festa che si tiene durante il mese di settembre, ricorrenza molto sentita dagli anziani di Maiori, che mantengono viva la fede e il senso di appartenenza partecipando alla messa solenne e alla preparazione del pranzo, e da sempre sostenuta dalla mia amministrazione che contribuisce ad agevolare il trasporto in elicottero per i fedeli più anziani».
Giuseppe Primicerio, di cui si è fatto cenno in precedenza, rammentava nei suoi testi la priorità a favorire l’espansione al culto di un sito così rinomato nel vasto territorio che comprende la Costiera Amalfitana, l’Agro Nocerino Sarnese, la Valle Metelliana e il Salernitano, affrontando in modo radicale e definitivo il problema di rendere più agevole e comodo l’accesso all’eremo.
Ebbene oggi dopo diversi anni di attesa finalmente sono stati aggiunti dei tasselli importanti e il Sindaco Capone infatti ha dichiarato: «Ritengo fondamentale implementare la fruizione di questo sito dall’enorme valore religioso, culturale e naturalistico. Per questo mi sono prodigato a supporto del progetto della Regione Campania per la riqualificazione del piazzale del Santuario, come nella pianificazione di interventi concertati con la Comunità Montana Monti Lattari per la pulizia e la messa in sicurezza del sentiero. Mi auspico che sempre più pellegrini, visitatori e turisti possano provare le emozioni irripetibili che regala il cammino verso il Santuario dell’Avvocata ed apprezzare la divina bellezza di un luogo senza eguali».