Dal 1980 la famiglia Brangi accompagna milioni di passeggeri alla scoperta del tempio del mare. Un luogo in cui contemplare le meraviglie della natura intaccata dalla presenza dell’uomo. Abbiamo incontrato Roberto, 29 anni, traghettatore, che porta affianca il padre nel trasmettere attraverso parole ed azioni la bellezza di questo posto
5 maggio 2022, di Anna Volpicelli
Sono i custodi della Grotta dello Smeraldo, il tempio del mare che si trova nella baia di Conca dei marini, coloro che traghettano persone provenienti da tutto il mondo attraverso le acque tranquille, cristalline e misteriose presenti all’interno di uno dei paradisi storici, culturali e ambientali della Costa d’Amalfi.
Dal 1980 la famiglia Brangi insieme ad Ernesto, sono le guide e i cantastorie di uno dei pilastri paesaggistici del territorio, i quali non solo si occupano della conservazione e della manutenzione del luogo, ma permettono anche all’occhio più distratto di conoscere in profondità le opere d’arte naturali che si sono create con il tempo nella grotta.
«Sono cresciuto all’interno di questo piccolo mondo – racconta Roberto Brangi, 29 anni, traghettatore – Sin da bambino mio padre Guido mi portava con sé al lavoro, e dal 2019 ho cominciato a seguirlo in questa avventura a tempo pieno. Conosco ogni centimetro della Grotta delle Smeraldo, luogo che porto sempre nel mio cuore».
I primi contatti
La scoperta di questo sito magico la si deve a Luigi Buonocore, pescatore locale conosciuto come “lo scopritore della grotta”, che nel 1932 navigando per le acque del Golfo di Salerno si imbattè in questo regno disegnato e costruito da madre natura.
Il nome Grotta dello Smeraldo deriva dal colore delle acque e dai riflessi che si creano quando la luce del sole tocca le sue pareti rocciose. Un gioco di sfumature che vanno dal blu cobalto, al celeste fino al verde smeraldo si diffonde in tutto l’ambiente lasciando chiunque incantato.
«Il momento più bello per me, quello che mi emoziona maggiormente, è quando con i remi della zattera provoco degli schizzi nell’acqua, delle scintille sottili, che portano in superficie i numerosi riflessi che solo questo luogo è capace di ricreare. Ogni volta che ciò avviene, per me è una grande emozione che cerco di trasmettere ai miei passeggeri», spiega Roberto.
Le opere d’arte
Diplomato all’Istituto Tecnico per il Turismo ad Amalfi, prima di dedicarsi completamente all’attività di mozzo, ha cambiato diverse occupazioni fra cui barman, cameriere. «Ho fatto altre esperienze, ma poi il richiamo della Grotta ha avuto la meglio. Era una voce troppo forte che non potevo non ascoltare. Alla fine, mi sono arreso, e sono tornato a casa. Perché questo rappresenta tale luogo per me», ci dice.
In origine, dentro la Grotta non c’era la presenza di acqua, ma esistevano solo stalattiti e stalagmiti calcarei dalle particolari forme che intrecciandosi hanno dato vita ad alte colonne (circa 10 metri) che con il tempo hanno assunto le sembianze di vere e proprie opere d’arte, che rimandano a immagini familiari fra cui la testa di Garibaldi, lo scialle veneziano o le canne d’organo.
Se l’interpretazione di tali figure sono lasciate alla fantasia e alle ispirazioni creative individuali, i fondali marini, in realtà, conservano un tesoro artistico. Si tratta di un presepe subacqueo realizzato in ceramica vietrese istallato a circa 4 metri di profondità. Qui ogni anno, durante il periodo natalizio, dei sub professionisti si immergono per collocare la statua di Gesù Bambino
Quando e come visitare il tempio marino
Le ore migliori per godere appieno delle suggestioni e delle meraviglie nascoste in questo luogo, secondo Roberto sono dalle 14 alle 15 di pomeriggio. «In questo lasso di tempo – racconta – la luce del sole raggiunge il suo pieno potenziale e permette di osservare in modo limpido tutto ciò che la Grotta conserva e ha da offrire».
Aperta tutto l’anno, da aprile agli inizi di novembre, i tour cominciano dalle 10:00 di mattina fino alle 16;30 di pomeriggio. Per raggiungere la Grotta dello Smeraldo ogni 20 minuti dal Molo Pennello di Amalfi partono le imbarcazioni del Gruppo Battellieri Costa d’Amalfi che lasciano i passeggeri al di fuori di questo tempio marino.
Una volta arrivati a destinazione Roberto, insieme a suo padre Guido ed Ernesto, accompagno su di una sorta di zattera moderna alla visita della grotta.
«Per noi questo è un luogo sacro. Noi lo rispettiamo come una sorta di divinità e cerchiamo di trasmettere e insegnare ai nostri ospiti l’importanza di mantenere lo stesso atteggiamento che si ha quando si entra in una chiesa o in un luogo di culto. E è l’unico per sentire ed ascoltare davvero la sua voce».