I cinque bar iconici della Costiera Amalfitana

Bar Internazionale, La Zagara, Bar del Sole, Gran Caffè, San Domingo: storia, identità e sineddoche del territorio

6 aprile 2021, di Antonella Florio. Foto di copertina di Cottombro (pexels.com) 


La sineddoche è una figura retorica per la quale si usa figuratamente una parte per il tutto. Così, spesso diciamo: ‘andiamo al Bar Internazionale!’ per dire ‘andiamo a Positano’, ‘ci vediamo al Bar del Sole!’ per dire ‘ci vediamo a Praiano!’, ‘ti do appuntamento al ‘Gran Caffè’, per dire ‘ci becchiamo ad Amalfi’. 

L’uso linguistico, già di per sé piuttosto interessante, è in realtà veicolo di una informazione ancora più profonda: ci dice che questi bar non sono solo luoghi di ritrovo ma icone, spazi del cuore, veri e propri nuclei identitari dei paesi in cui sorgono.

L'Internazionale a Positano, bar iconico in Costa d'Amalfi
L’entrata del Bar Internazionale

Bar Internazionale, il bar atelier di Positano

Nasce a Positano nella metà degli anni ’20 dall’intuizione di un positanese, Antonio Celentano. Tipo eccentrico e all’avanguardia, apre l’Internazionale prima come fabbrica di gassosa e poi come bar dopo essere tornato da un soggiorno a New York. 

Antonio importa dall’America usi e costumi, inizia a servire cocktail e champagne a ritmo di jazz. Negli anni ’60 la gestione passa alla famiglia Collina

«Mio padre, Domenico Collina detto Mimì, era una sorta di mecenate: era amico di tutti gli artisti – all’epoca li chiamavano hippieche passavano dal bar Internazionale. Eduardo De Giorgio, i migliori esponenti della pop art italiana – come Schifano e Tano Festa – avevano l’abitudine di esporre le loro opere all’interno dell’Internazionale, usandolo come un vero e proprio atelier» dichiara Luigi Collina, figlio di Mimì e attuale gestore del bar insieme alla sorella Paola

Luigi eredita il gene paterno e, per i suoi disegni – esposti all’interno del bar – si firma con lo pseudonimo Severin.

«Severin era il nome di un bassista New Wave che mi piaceva molto. Amo la musica, il disegno, i fumetti, le illustrazioni, i paesaggi. Il mio sogno è quello di rendere il bar un’esperienza sensoriale a tutto tondo, tornare alla proposta culturale degli anni ’60 aprendo le porte agli artisti emergenti e non solo. Mi piacerebbe anche reintrodurre i tornei di scacchi che eravamo soliti organizzare fino alla fine degli anni ‘90».

La Zagara a Positano, bar iconico in Costa d'Amalfi
La terrazza de La Zagara

La Zagara, un paradiso nascosto

Alessandra Russo, classe ‘69, è l’attuale proprietaria de La Zagara, bar-pasticceria positanese nato all’inizio degli anni ’60 con il padre Giacomo Russo detto Giacomino e luogo di ritrovo di residenti e personaggi di Hollywood. 

«Il nome la Zagara fu scelto da mio padre. Si ispirò ai fiori di arancio – o fiori di Zagara – del giardino del bar, un agrumeto ancora oggi popolato da alberi di arancio, limone e pompelmo. Dall’esterno, nessuno immaginerebbe la presenza di questo paradiso nascosto», dichiara Alessandra. 

Da 15 anni a questa parte, è lei che porta avanti l’attività. 

«Esiste il detto: una generazione costruisce, una mantiene, un’altra distrugge. Io ho cercato di salvaguardare quanto costruito da mio padre facendo del mio meglio. Sogno una Costiera più sostenibile, che si muova a ritmi meno frenetici, che instauri con il visitatore un rapporto più profondo ed empatico. Era quello che vedevo da bambina, accanto a mio padre, ed è quello che ho rivisto l’estate scorsa, in piena pandemia. Forse non tutti i mali vengono per nuocere».

Bar del Sole a Praiano, bar iconico in Costa d'Amalfi
Il team del Bar del Sole

Bar del sole, il ritrovo dei praianesi

È il 1980 quando Teodoro Rispoli, detto Teo, e il nipote Silvio Rispoli, allora 20enne iscritto alla Facoltà di Economia presso l’Università di Salerno, decidono di aprire il Bar del Sole

«Scelsi io il nome. Zio Teo era scettico. Temeva che il nome divenisse oggetto di scherno: da bar del sole era facile che venisse cambiato in bar ‘sul’, ‘solitario’: all’epoca questo era il luogo più deserto di Praiano, la stagione estiva era di soli due mesi, i praianesi non avevano tanti soldi per andare al bar. A distanza di 40 anni, credo che zio Teo si sbagliasse», dichiara con un pizzico di orgoglio Silvio Rispoli, attuale gestore del bar insieme ad Annamaria e Tiziana e colonna portante dell’attività negli ultimi 40 anni. 

«Ho visto generazioni intere di praianesi ai nostri tavolini. Li ho visti, da bambini, sporcare di gelato pavimenti e superfici, da adolescenti, parlare d’amore, da adulti portare i loro figli sempre qui, a prendere le caramelle e il gelato». 

Il turista che viene al Bar del Sole gode di questo spettacolo più unico che raro, uno spettacolo fatto di cose semplici, autenticità e vita di paese. 

«Il bar del sole nasce come bar italiano, un luogo in cui le vite del pescatore, del turista, dell’insegnante, del muratore si incontrano e dialogano. Ho sentito dire ai visitatori stranieri: ‘è bello qua, perché mi sento a casa mia, non mi sento trattato da turista!’». 

Silvio è uomo profondo, di grande umanità, di larghe e lunghe vedute. «I miei studi mi sono serviti a dare un’identità al bar, a mantenerla nel tempo; mi sono serviti a non scendere a compromessi con la mera logica del profitto. Il nostro non è un bar turistico, è prima di tutto il bar dei praianesi. Noi non siamo solo venditori di caffè e drink, ma venditori di emozioni».

Il Gran Caffè a Amalfi, bar iconico in Costa d'Amalfi
Un’immagine del Gran Caffè

Gran Caffè, il ‘foro’ degli amalfitani

Il Foro era il luogo centrale di ogni città romana: lì vi sorgevano i principali edifici pubblici, si trattavano gli affari, si discutevano le cause davanti ai magistrati. Il Gran Caffè, bar nato ad Amalfi nel 1939 per volere di Don Dino Lucibello e del fratello Alfredo Lucibello, aveva pressappoco la stessa funzione. 

Medici, avvocati, notai, professori, politici erano soliti sedersi lì, discutere gli eventi, prendere decisioni, pianificare il futuro, magari davanti a un buon caffè, diviso equamente per 7 come solo la vera nobiltà sa fare. 

Ce lo racconta Salvatore Dipino, gestore del Gran Caffè dal 2006 insieme ai suoi fratelli. 

«Il Gran Caffè è sempre stato il simbolo del paese, tutte le decisioni politiche venivano prese al bar. Tutta la nobiltà amalfitana si riuniva qui, d’inverno nella sala interna e d’estate all’esterno, all’ingresso del bar. Da quando siamo sopraggiunti noi, nel 2006, le vecchie abitudini si sono mischiate alle nuove, una folta platea di giovani ha iniziato a popolare quest’angolo di Amalfi che fino a qualche anno prima appariva deserto. Siamo molto orgogliosi di aver contribuito alla valorizzazione del versante est del paese». 

Una delle sfide del XXI secolo per il Gran Caffè è proprio cercare di intercettare i nuovi bisogni della società senza tradire l’impronta più autentica del bar. 

«Con i giovani abbiamo sempre avuto un dialogo cordiale, basato sul rispetto e la simpatia; penso che ci vedano come dei fratelli maggiori, credo che di noi ammirino la professionalità ma soprattutto il sorriso».

Il San Domingo a Ravello, bar iconico in Costa d'Amalfi
Il dehors del San Domingo 

Il San Domingo a Ravello, una storia di famiglia lunga un secolo

È una storia di famiglia quella del bar pasticceria San Domingo di Ravello, una storia iniziata nel 1929 con Luigi Schiavo e la moglie Emilia Palumbo, proseguita negli anni con i figli Ferdinando e Alfonso Schiavo e, dal 2013, nelle mani della terza e della quarta generazione: Luigi, Giancarlo, Marco Schiavo e del figlio di Luigi, Fernando

«La nostra è una storia di bar pasticceria artigianale che si tramanda da generazioni. Mio figlio Fernando da vari anni mi affianca, portando innovazione soprattutto nell’ambito dei cocktail. Penso che la chiave della crescita aziendale consista proprio nel dialogo con i giovani», così ci parla Luigi Schiavo, padre di Fernando e degno erede di varie generazioni di imprenditori. 

Ma la storia del San Domingo non si esaurisce solo nel ‘lessico famigliare’. Negli anni si siedono al bar innumerevoli musicisti, stelle del cinema, personaggi pubblici, big della finanza mondiale: Jacqueline Kennedy, Bruce Springsteen, Sting, Tim Robbins, Susan Sarandon, Woody Harrelson e molti altri. 

«La storia con Gore Vidal soprattutto – noto scrittore statunitense e cittadino onorario di Ravello – è una storia di amicizia» afferma Luigi «Il San Domingo era la sua base logistica: qui arrivavano le telefonate per lui. Se gli ospiti erano graditi, passavano da qui e noi davamo loro le indicazioni per raggiungere la Rondinaia, la sua casa».

L’amicizia tra Gore e Luigi era un’amicizia come le altre, fatta di conversazioni, fiducia e anche divertimento. 

«Con tutti i personaggi famosi passati di qui, ho sempre cercato di comportarmi come si comporta un buon padrone di casa: agendo con molta discrezione, tentando di guadagnare la fiducia e il rispetto. Ricordo una serata memorabile: era il 1994 ed ebbi l’onore di assistere a un concerto per pochi intimi che Gore organizzò alla Rondinaia: suonavano Springsteen e Sting e io ero lì a servire loro un aperitivo – ricordo ancora che si trattava di un semplice calice di vino accompagnato da crostini al salmone –  a bocca aperta».