Da Furore a San Lazzaro in Costa d’Amalfi: un sentiero dedicato ad un generale nostrano dalle grandi gesta, tra distese di vigneti e rovine rupestri
8 ottobre 2020, di Saveria Fiore
A Furore, la popolare “città dipinta” della Costiera Amalfitana, in una zona chiamata Pino, al di sopra della Chiesa di San Michele, si inalbera il Sentiero di Abu Tabela. Il nome, nella sua peculiarità, sviscera storie di guerra, di temerarietà e di conquista. Abu Tabela era infatti l’appellativo di Paolo Avitabile, un agerolese compianto per la sua illustre carriera nell’esercito. Combatté dapprima al fianco di Gioacchino Murat, poi in Oriente, usando il pugno di ferro. E fu così che la fama di Abu Tabela, nome che gli venne dato durante la sua permanenza a Peshawar, divenne l’Uomo nero dei bambini disubbidienti.
La tradizione Vitivinicola
Sopra la Chiesa di San Michele, dai locali meglio conosciuto come “Sant’Agnelo”, si apre il sentiero, vegliando sulle brulicanti distese di vigneti arrampicate alla roccia. Tali coltivazioni predominanti ci rimandano subito a Furore città del vino, e alla celebre Cantina di Marisa Cuomo, nome conosciuto nel settore vitivinicolo.
Un trionfo di profumi accompagna il proliferare dell’ailanto, chiamata pianta “fetente” per il suo forte odore, che prende spazio tra la vegetazione inebriandola. In passato alcuni residenti la utilizzavano come arma: ne svuotavano la parte molle interna del ramo per poi usarla come cerbottana.
La Falesia Orrido di Pino e la leggenda di Sant’Agnelo
Noccioli, castagni e cotonosi alberi di vitalba carezzano i bordi della viuzza sterrata, e stridenti canti di corvi sfumano nella latente umidità della penombra. A confine con la vicina Agerola, un guado del fiume Schiato crea una piccola oasi abbracciata dal verde. Qui, la gola fluviale a picco sulla costa suscita una sensazione spiacevole, quasi di orrido (da qui il nome la Falesia Orrido di Pino) che rende giusta ragione la denominazione del sito. Molti la chiamano “la vottara”, dal termine dialettico di “vottare”: gettare, buttare giù. Pare infatti che, secondo una leggenda popolare, qui fosse stato spinto giù Sant’Agnelo.
La falesia Orrido di Pino domina tutta la valle nella sua dignitosa elevazione al cielo. Incastonata come un diamante tra le grinfie della falesia, si materializza una vecchia polveriera, in mimesi con la roccia cinerea. La ruvida parete della falesia segue il passo per un po’, poi la strada sterrata lascia spazio a quella asfaltata fino a raggiungere la piazzetta di San Lazzaro, frazione di Agerola.
Gli incroci della storia
La storia di Paolo Avitabile sembra una come le altre, eppure ha dato il via ad alcune importanti rivoluzioni. Agerola faceva parte della provincia di Salerno (Principato di Citra all’epoca), ma quando Abu Tabela tornò in patria nel 1844 la separò da tale principato per annetterla alla provincia di Napoli, rendendola cittadina montana, un comune autonomo dal territorio di Amalfi.
In più, è proprio grazie a Tabela che oggi ad Agerola possiamo assaporare una tra le più buone mozzarelle della zona. Molto amato dagli inglesi, specie dopo aver fatto fortuna presso la Banca d’Inghilterra, gli diedero in dono la vacca di razza Jersey che egli stesso portò in patria, anche quando non era possibile esportare.
Sapientemente Avitabile la fece accoppiare con una di razza bruna alpina, dando vita alla famosa mucca agerolese, benefattrice dei più saporiti latticini dell’area: questa razza di bovino produce poco latte ma qualitativamente più grasso e dunque più affine alla produzione di latticini di un certo tipo. Nel silenzio della zona di Pino ogni angolo di sentiero vocifera una storia, e quella di Abu Tabela è ricca: è un vivere di guerra, di tradizioni annunciate e sogni realizzati.