Isole Li Galli: fra arte e mitologia

A largo di Positano, circondate da una natura incontaminata, la bellezza di queste isole ha attirato nei secoli letterati, attori, coreografi e danzatori. Tutti affascinati dall’ incanto dei suoi paesaggi e dalla sua dolce melodia silente

22 aprile 2021, di Alessio Amato. Foto di Vito Fusco


La Costiera Amalfitana, terra delle sirene, dove la bellezza dei paesaggi si uniscono ai pericoli, alla seduzione, al potere ammaliante e dominante capace di farti conoscere il Paradiso terrestre per poi aprire le porte degli Inferi. 

Al centro di tutto questo tre isolotti, luoghi tra più belli e intriganti della costiera, dove si uniscono storia e leggende, dove figure mitologiche e divine incontrano gli umani: il Gallo Lungo affiancato dalla Castelluccia detta anche Isola dei Briganti e La Rotonda circondate da un mare incantato, limpido, oggi parte dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

Un vortice che non lasciava scampo

Le Isole Li Galli, a largo di Positano, hanno una vita plurimillenaria. Abitate già dal periodo romano, hanno accompagnato, accarezzato, affiancato e a volte intrappolato infiniti naviganti tra militari e corsari, commercianti e pescatori. Proprio in queste isole in molti, con le proprie navi, andavano a schiantarsi, prede di correnti marine tra le più vigorose che proprio intorno alle isole formavano una sorta di vortice che non lasciava scampo. 

Probabilmente per questo motivo gli antichi pensavano che queste isole fossero abitate dalle sirene, creature metà donna e metà uccello che con il loro canto ammaliavano i naviganti. Da ciò il loro nome, Li Galli, riferito proprio a queste creature che nell’iconografia antica venivano rappresentate come galline.

Le Isole Li Galli al largo di Positano in Costa d'Amalfi
Photo of Vito Fusco

La sede delle sirene

Il primo a parlare di questo collegamento fu Strabone, geografo e storico greco vissuto tra il I sec. a. C. e il I sec. d. C. Lo scrittore fece cenno delle isole in due brani della sua “Geografia” chiamandole Sirenai o Sirenussai e definendole come sede delle sirene. 

Secondo la tradizione e le credenze popolari solamente due navi riuscirono a scampare al pericolo: quella di Ulisse di ritorno dalla battaglia di Troia e quella degli Argonauti.

Le Isole Li Galli al largo di Positano in Costa d'Amalfi
Photo of Vito Fusco

Da Ulisse agli Argonauti

Si narra che Ulisse, desideroso di ascoltare le dolci melodie delle sirene e su consigli della maga Circe, decise di turare le orecchie dei marinai con della cera e si fece legare all’albero maestro dell’imbarcazione. In questo modo egli potette ascoltare quel suono così dolce e magico. 

Gli Argonauti invece vennero salvati dall’astuzia di Orfeo che suonando la lira, coprì il canto delle sirene che per la disperazione e l’umiliazione si gettarono in mare e vennero tramutate in sassi. Credenze popolari raccontate di generazione in generazione che hanno suscitato curiosità, fascino e paura.

Ponte fra la Costiera e i faraglioni di Capri

Di sicuro l’area nasconde dietro la propria bellezza un pericolo costante per le imbarcazioni a remi o a vela. Il fondo del mare nei pressi delle isole ha conservato e forse ancora protegge relitti di navi, anime di uomini, speranze infrante proprio in queste rocce. 

È soprattutto nel medioevo che le isole hanno cambiato vesti e indossato abiti di salvezza ricoprendo un ruolo militare strategico, ponte tra la Costiera e i faraglioni di Capri. In caso di pericolo le guarnigioni con segnali di fuoco o fumo comunicavano alla divina l’avvicinarsi di pericoli, nemici o pirati. Le isole ospitarono perfino una fortificazione composta da una o più torri.

Le mutazioni nei secoli

Durante il periodo nomanno-svevo le isole vennero menzionate come Guallo (1131) mentre nel 1225 Federico II di Svevia le concesse al Monastero di Positano (Tres Sirenas quae dicitur Gallus). Durante la metà del XIX sec. le isole erano proprietà della famiglia dei Conti di Guissi che le destinarono all’allevamento di conigli.

Le Isole Li Galli al largo di Positano in Costa d'Amalfi. Vladimir Vassiliev premiato alla carriera’per la 44esima edizione del ‘Positano premia la danza –  Leonide Massine mentre fa il bagno nella vasca sul Gallo Lungo
Vladimir Vassiliev premiato alla carriera’ per la 44esima edizione del ‘Positano premia la danza –  Leonide Massine mentre fa il bagno nella vasca sul Gallo Lungo. Photo Courtesy of Archivio Storico Premio Danza

Il teatro di Leonide Massine

Le isole vennero acquistate nel 1924 per 300 mila lire dal coreografo russo Leonide Massine che rimase affascinato dall’unione di natura e resti archeologici di epoca romana. Costruì un piccolo teatro ispirandosi a quello di Siracusa, creando quella continuazione con il classico, purtroppo distrutto dalla tempesta del 1964. 

Era il suo rifugio dalle tensioni lavorative ma presto divenne molto di più, ispirazione per le sue coreografie e produzioni, e fonte di avvicinamento a una vita di semplicità, pace dei sensi, perdizione come proprio lui amava ripetere «Perciò mi piacerebbe vedere l’isola svilupparsi come un luogo dove giovani artisti da tutto il mondo potessero venire, per ritirarsi dal soffocante materialismo della vita moderna e trarre ispirazione, come me, dalla sua naturale bellezza e dalla sua magnifica cornice paesaggistica».

Le Isole Li Galli al largo di Positano in Costa d'Amalfi. Il ballerino Rudol'f Nureyev, con il suo team, in barca verso le isole
Il ballerino Rudol’f Nureyev, con il suo team, in barca verso le isole. Photo Courtesy of Archivio Storico Premio Danza

L’impronta di Nureyev

Molti artisti e personaggi famosi hanno visitato o soggiornato nell’isola, dai registi Franco Zeffirelli e Steven Spielberg alle attrici Sophia Loren, Anna Magnani e Ingrid Bergman fino alla tanto chiacchierata coppia J. Kennedy A. Onassis. Nel 1989 l’isola passò a Rudol’f Nureyev che la mantenne fino alla sua morte avvenuta nel 1993. L’ultima volta che il ballerino russo lasciò l’isola fu il 3 settembre del 1992 sicuro che fosse un addio e non un arrivederci. 

Come ricorda ancora oggi una targa “Ammantato di splendore e di gloria teatrali, ogni giorno era solito transitare con passo fermo o fuggevole in un viaggio di andata e ritorno da questi lidi verso la sua isola de li Galli”. L’isola era il suo rifugio più protetto, più sicuro sommerso in zuleios turchi e tappeti persiani. Ma il suo nido era la sala ballo predisposta nella torre saracena, coperta di specchi, circondata da sbarre, con parquet di pino rosso dove forse riusciva a danzare con le sirene.