Stregate dall’amore. La leggenda delle Janare di Conca dei Marini

La leggenda delle Janare a Conca dei Marini in Costa d'Amalfi

Figure magiche, dai poteri straordinari, sono parte del patrimonio popolare locale che per secoli si è tramandato oralmente di generazione in generazione. 

24 novembre 2022, di Anna Volpicelli. Foto di Cocoparisienne (pexels.com)


La cultura popolare della Costa d’Amalfi è ricca di leggende che si sono tramandate nel tempo. Alcune di esse si sono perse e vivono nei ricordi di saggi anziani che hanno appreso dai loro genitori. Fra queste, ci sono le vicende delle janare, le donne-streghe che in passato abitavano a Conca dei Marini

La consacrazione 

«Sono esistite, erano storie vere – racconta Rita Di Riso, una signora di 80 anni – mio padre le ha viste». Non ci sono documenti scritti a riguardo, ma la loro esistenza fa parte di una lunga trasmissione orale che oggi è diventata un patrimonio narrativo in possesso di poche persone. «Si diceva che durante la celebrazione del battesimo, se il prete sbagliava qualche parola – continua Di Riso – la bambina aveva qualche tratto da diavoletto o meglio da strega».

I poteri soprannaturali 

Figura medioevale, il nome “Janara” (strega) è strettamente legata a Diana, la dea della caccia, protettrice della natura. La janara, infatti, era capace di incanalare il potere della dea. Come le definisce la professoressa Rita di Lieto nel suo racconto Travestite da streghe per avventure extra-coniugali, “le janare avevano facoltà straordinarie, soprannaturali, capaci di volare o di subire metamorfosi”. 

La leggenda delle Janare a Conca dei Marini in Costa d'Amalfi
Foto di Cocoparisienne, Courtesy of Pexels.com

Alla ricerca dei mariti 

Tuttavia, sono molte le storie che circolano sul mistero di tali personaggi, a tratti mitici, ma tutte hanno un denominatore comune: non erano cattive o maligne, ma solo dispettose. Dietro ad ogni loro azione, infatti, c’era una questione d’amore. 

Conca dei Marini è sempre stato un borgo di pescatori dove gli uomini partivano con le loro imbarcazioni per lunghi viaggi, fino a raggiungere anche posti lontani. Si narra che le donne, lasciate sole, in pena d’amore, di notte volavano per raggiungere i loro sposi. 

Antonio Tajani, giornalista, scrisse che “tali donne si spalmavano il corpo con un unguento che le rendeva leggere come piume e cosi erano in grado di traslocare l’oceano per raggiungere i mariti e i fidanzati sui velieri diretti in America». “Dato che non ricevano lettere dai loro mariti – racconta Anna Anastasio, riportando i racconti della madre – volavano di notte e andavano da loro»

Dolcetto o scherzetto

Romantiche e scherzose, quando si trattava di questioni di uomini, mettevano in atto le loro doti migliori. «Mio padre – ci dice Di Riso – mi raccontò che una notte un uomo di Conca dei Marini, amato da una delle janare, si ritrovò al Santuario dell’Avvocata. La strega nel sonno lo aveva trasportato lì per fargli un dispetto». 

Molti le temevano, altri invece avevano nei loro confronti un atteggiamento più positivo. «Si dice – precisa Anastasio – che se le conoscevi non ti facevano nulla, ma se non le conoscevi e non andavi loro molto a genio, potevi essere oggetto dei loro scherzi». 

Gli uomini, insomma, non avevano vita facile. «A Conca c’era un detto che circolava, ossia, che gli uomini potevano entrare ma non uscire. Se, quindi, un uomo di Conca sposava una donna di Amalfi, per esempio, erano guai», ci racconta ridendo Rita Di Riso

La fine…

Nei secoli la caccia alle janare non ebbe mai tregua. «Negli anni ’30 l’intervento della Chiesa fu determinate nella sparizione delle streghe. Da quel momento in poi, infatti, non si videro più in giro», spiega Di Riso. Che siano realmente esistite o meno, una cosa e’ certa, tali donne erano animate solo da un grande desiderio essere amate.