Da commercialista a contadino per portare avanti la tradizione di famiglia
Di Francesca Faratro
Vive di limoni ma forse sono i preziosi frutti gialli a vivere di lui. Salvatore Aceto, limonicoltore di Amalfi, è il classico contadino costiero, uno che ha deciso di spendere la sua vita muovendosi sui pali di legno, su cui poggiare non solo i rami delle sue piante ma anche le sue ruvide mani in fase di raccolta. Il lavoro che svolge, in via d’estinzione ma reso vivo grazie alla passione di giovani che ancora lo conducono, è una storia di famiglia.
Una storia di famiglia
Prima di lui, suo padre Luigi giunto alla quinta generazione, noto a tutti come “Giggino”, portava avanti l’azienda di famiglia in uno dei luoghi “più alti” della Repubblica Marinara: la Valle dei Mulini, culla del fiume Canneto che dai monti si posa in mare. Verso la fine del ‘700 i componenti della famiglia Aceto erano i fattori delle famiglie nobiliari amalfitane, come i Camera d’Afflitto e i Camera. Solo nel 1825, fu concessa loro la possibilità d’acquisto di un primo terreno, fra Minori e Ravello (all’epoca non essendoci una riforma agraria queste aree erano in mano unicamente ai potentati locali). Successivamente, con l’acquisizione di nuovi terreni, verso la fine degli anni ’20, avvengono le prime commercializzazioni nei mercati salernitani o dell’Agro Nocerino Sarnese. Ad arricchire il paniere, oltre ai limoni, anche uva da vino, ortaggi e vari.
Dalla scrivania ai pali di legno
Dopo gli studi in economia, Salvatore, noto commercialista e con una professione ormai affermata, capisce che numeri, documenti, clienti ed aziende non fanno più a caso suo! «Dopo la crisi del 2008 iniziai a sentire l’esigenza di cambiare la mia vita, tornare alle origini, vivere degli spazi nei quali sono nato e godere delle emozioni che ancora mi lasciano battere il cuore. Fino a quel momento salvavo le aziende degli altri ma qualche anno dopo, nel 2010, razionalizzai il cambiamento e decisi di salvare la mia di azienda. Per quanto bello ed interessante fosse il mio lavoro, sentii l’esigenza di ritornare ai miei limoni, agli alberi nelle quali linfe scorreva la storia della mia famiglia. Senza pensarci su ma saltando sui pali delle mie piante secolari, ritornai ad essere un contadino, si, un contadino volante! Perché volante? Perché per raccogliere i preziosi frutti c’è bisogno di aggrapparsi letteralmente sugli alberi».
Il coraggio di cambiare
E volante, come i suoi sogni, di chi abbandona la carriera professionale per intraprenderne una tutta nuova, dove non esiste poltrona ma dove il sudore riempie le tempie, il caldo bagna le canotte e dove a tutte le ore si è costretti a portare il peso di cesti da riempire, trasportare e trasformare. «Dovevo riprendere in mano le mie cose e dopo aver individuato le figure alle quali passare la mia professione, a dicembre del 2012 ho lasciato tutto. Dal 2013 la svolta definitiva e dopo un anno di “praticantato” con mio padre con una full immersion nel lavoro, dal 2014 ho creato l’azienda che porta il mio nome». Dopo anni spesi alla scrivania, dalla sedia alla natura, il passaggio è stato forte. Senza paura Salvatore non rinnega la sua scelta. E’ stata una decisione in parte forzata dal padre ma anche richiesta del territorio stesso. Data la verticalità dei terrazzamenti e la loro relativa scoscesa, il richiamo è arrivato proprio da questi. Non essendoci compratori interessati all’acquisto di tali proprietà, sono i proprietari stessi a doversi assumere le responsabilità e le cure delle piante.
Le difficoltà dell’agricoltore
«Fare agricoltura in Italia è difficilissimo. Quel che riesci a mettere da parte in un anno, puoi spenderlo negli anni successivi quando ti ritrovi a dover bonificare un appezzamento. C’è sudore, fatica, sforzi, mai vani ma spesso celati dietro le parole incoraggianti che trasmetto ai miei dipendenti. Ci sono giorni che mi sento sfinito, che i miei legamenti e le ginocchia sono dolenti ma se mollo io, mollano tutti!». E’ la passione a tenere vivo Salvatore, a vanificare (se solo in parte) i dolori del lavoro che trovano cure dietro la bellezza della natura celatasi dietro una pianta che profuma di zagare e che si affaccia sul panorama più bello del mondo.