Dalle bellezze artistico-religiose a quelle paesaggistiche fino all’artigianato locale, cosa vedere nella prima Repubblica Marinara.
14 Aprile 2023, di Anna Volpicelli, foto di Salvatore Guadagno
Sicuramente è una delle destinazioni più gettonate dal turismo nazionale ed internazionale. Amalfi, prima Repubblica Marinara, da secoli incanta per le sue bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche. Potenza commerciale e marittima del Medioevo fu pioniera di grandi opere del tempo. Coniò infatti la propria moneta, il tari, costituì le Tavole Amalfitane, il primo codice di navigazione che venne usato all’epoca dal mondo intero per navigare le acque del mediterraneo, oggi ancora conservate all’interno degli Antichi Arsenali della Repubblica Amalfitana.
Probabilmente non basterebbe una settimana per visitarla in tutto il suo splendore, ma se si hanno a disposizione solo poche ore, esistono dei percorsi urbani che permettono di immergersi nella sua ricchezza e nella sua eleganza. Per scoprirla al meglio, ideale sarebbe recarcisi nei periodi dell’anno meno affollati, ma se gli impegni di vita non lo permettono, il consiglio è quello di raggiungerla via mare, per evitare il traffico stradale, tipico della bella stagione. Gli itinerari proposti partono tutti dal Porto di Amalfi.
Nel cuore della città
Da Lungomare dei Cavalieri, ci si dirige verso Piazza Duomo. Una lunga scalinata domina l’intera area e accompagna all’interno della Cattedrale, un esempio unico nel suo genere che combina lo stile bizantino con quello romanico, islamico e barocco.
Varcato il grande portone bronzo che presenta quattro figure al centro, il Cristo e la Vergine in alto e Sant’Andrea e San Pietro in basso, si accede al monumento. Costruito nel X sec., è composto dal Duomo, dal Chiostro del Paradiso e dalla chiesa del Crocifisso sede del Museo Diocesano. Se si comincia dalla visita del Duomo vale la pena di soffermarsi qualche minuto a contemplare l’altare con il suo Crocifisso del XIII secolo e una tela raffigurante il martirio di Sant’Andrea, patrono di Amalfi, opera di Andrea Dell’Asta, discepolo del Solimena. Spostando lo sguardo in alto, invece, ci si perde nella meraviglia del soffitto a cassettoni decorato con tre grandi tele che raffigurano la flagellazione di San’Andrea, la Crocifissione ed il miracolo della manna.
Proseguendo, si entra nella Chiesa del Crocifisso, edificata nel IX secolo, che conserva la Mitra Angioina appartenente al Vescovo di Tolosa, Ludovico, proclamato Santo nel 1317. Da qui si passa al Chiostro del Paradiso dove ci attende il suggestivo affresco della Crocifissione di Roberto d’Omerico, allievo di Giotto.
Perdersi nei vicoli storici
Dalla monumentali religiosa, si passa a quella storica addentrandosi nei vicoli più antichi della città. Il punto di partenza è Piazza del Municipio. Da qui si passa attraverso il Supportico con le sue vette strette e si prosegue lungo via Prefetturi per arrivare a Piazza Santo Spirito. Questa è la sede di una delle fontane più caratteristiche del territorio, quella di Cap’e’ciuccio. Dalla bocca di una statua che sembra quasi angelica zampillo dopo zampillo l’acqua riempie una sorta di piccola vasca, dove è stato allestito una sorta di presepe sommerso permanente che oltre a dipingere i fondali si arrampica sulla roccia: piccoli personaggi infatti sono stati sistemati su una parete coperta di muschio.
Piazza Santo Spirito è anche la sede dell’ex Palazzo Castriota, oggi Gargano, un antico edificio del periodo tardo-gotico risalente al XVsec. che racchiude due affreschi, opere del pittore amalfitano Ignazio Lucibello, che ritraggono il discorso del re Ruggiero II agli amalfitani nella piazza della città e i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme che combattono contro i turchi per difendere il Santo Sepolcro.
Seguendo via Ercolano Marini si arriva a Piazza dei Dogi, un tempo luogo che raccoglieva una serie di botteghe di fabbri. Si sale poi per Via San Nicola dei Greci per arrivare alla Chiesa di San Biagio. Il tempo di una pausa per poi prendere la via panoramica Annunziatella che porta al Porto di Amalfi.
Via Maestra dei Villaggi
Abbandonando il centro storico della città si arriva a una vecchia strada pedonale che un tempo faceva da ponte fra la vita cittadina da quella contadina. Qui una sfilata di casali rurali conducono alla località detta “Cieco”. Seguendo le scale e passando davanti alla Chiesa Santa Maria si arriva a un bellissimo belvedere chiamato dai locali “Pont’e Lone” che si affaccia sul Golfo di Salerno: una sorta di finestra naturale che si apre sulle spiagge del Duoglio, quella di Santa Croce e sul Capo di Vettica.
Ci troviamo ora davanti a un bivio. Se si sceglie di proseguire verso destra, in direzione Chiesa delle Natività di Santa Maria Vergine si cammina su una strada rotabile che porta alla Chiesa di Santa Maria Assunta, costruita nel XIV secolo. Dopo una breve visita a questo luogo sacro si procede per una strada sterrata che conduce a Pogerola. Vale la pena di fare qualche passo in più per arrivare alla Chiesa della Madonna delle Grazie dove è conservato un polittico del XVII secolo raffigurante la Madonna delle Grazie, appunto, fra i santi Andrea e gaetano. Da qui, poi, si ritorna ad Amalfi percorrendo la lunga e panoramica Via Nuova che scende nella Valle dei Mulini.
Per chi al bivio, invece, opta per il sentiero a sinistra, da Punta di Lone si arriva al canale di Vettica Minore, per poi attraversare antichi eremi, dove si trova anche la Chiesa della Santissima Trinità. Si prosegue sempre dritto per trovarsi poi di fronte alla Chiesa di San Pietro Apostolo ed il suo Crocifisso.
Museo della Carta
Prima di abbandonare Amalfi, non bisogna perdersi la visita alla Fondazione Museo della Carta, che si trova proprio ai piedi della Valle dei Mulini, famosa per essere stata la sede un tempo di numerose cartiere che hanno dato vita alla prestigiosa Charta Bambagina.
Il Museo, è stato costruito all’interno di un’antica cartiera della storica e importante famiglia Milano risalente al XIV secolo. Un percorso esperenziale porta alla scoperta di antichi attrezzi, macchinari che venivano utilizzati realizzare la celebre carta a mano.
Durante la visita guide esperte daranno anche una piccola dimostrazione sul processo di creazione della bambagina. All’esterno del museo è stata allestita una riproduzione degli spanditoi e una zona dedicata al sistema di canalizzazione dell’acqua proveniente dal fiume Canneto, che serviva per attivare le macchine presenti nel museo.